Laura Marrucci – Stress lavoro correlato:
una ricerca psicofisiologica sui macchinisti e i capitreno,
un metodo a disposizione di tutti (2012). Parte 1, 2, 3.
La piaga sociale degli “omicidi bianchi” e delle malattie professionali nel nostro Belpaese non si arresta. I timidi segni di riduzione degli infortuni nel 2010 sono il frutto della riduzione delle ore lavorate conseguente alla grave crisi economica e non al miglioramento delle condizioni di sicurezza. Le malattie professionali sono fortemente sottostimate o addirittura ignorate: pochissimi sono, infatti, i casi anal-izzati e sottoposti a inchiesta. In questo panorama potrebbe sembrare che occu-parsi dello stress da lavoro sia quasi un lusso riservato a categorie privilegiate di lavoratori. Non è così. Perché di lavoro ci si ammala anche a causa dei ritmi, dei conflitti tra le responsabilità del lavoro e quelli della vita familiare, del contrasto tra le esigenze fisiologiche e quelle produttive, e per la paura di perdere il lavoro. Quando l’organismo, considerato nel suo complesso corpo-mente, non riesce a recuperare la fatica del lavoro, cioè esce dal campo della stanchezza reversibile non riesce più a difendersi e si creano le condizioni per ammalarsi. I datori di lavoro tendono a so-pravvalutare lo “stress della vita quotidiana” per sminuire il ruolo dall’organizzazione aziendale ed evitare così di modificarla. Ma il nostro ruolo è quello di migliorare le condizioni di lavoro, intervenendo su fattori di stress ad esso correlati, quale che siano le condizioni sociali esterne, il cui miglioramento va perseguito soprattutto in altri ambiti. La nostra iniziativa è nata dalla constatazione degli RLS di macchinisti e capitreno sull’inadeguatezza delle iniziative aziendali e dalla volontà di non rasseg-narsi a subirle passivamente. Ci siamo fatti soggetti promotori per utilizzare al meglio lo strumento di tutela che la legge – pur con tutte le sue lacune – ci ha messo a dis-posizione per migliorare le nostre condizioni di lavoro e quindi di vita. Il nostro è un progetto specifico per categorie atipiche, soggette a particolari fattori di stress, ma il metodo propositivo e partecipativo, basato sulla consultazione per gruppi omogenei e l’ausilio di esperti esterni, può essere preso a riferimento e adattato ad ogni set-tore ed avere un “effetto”più generale. Ringraziamo per la sensibilità istituzionale la Regione Toscana e la ASL Firenze 10, che hanno reso possibile l’estensione e la divulgazione del progetto di ricerca. Un’affettuosa e sincera gratitudine va a Vezio Ruggieri, a Laura Marrucci, a Giuseppe Petrioli e Stella Lanzilotta, per le loro rare doti umane e professionali, dimostrate nel lungo e paziente lavoro di preparazione ed, in-fine, un sentito ringraziamento a tutti i ferrovieri che hanno partecipato e consentito la realizzazione di questa iniziativa.